Ritengo sia necessario un unicum educativo, in ogni contesto preposto, come Scuola e Famiglia, per l’aggravarsi di fatti riconducibili all’utilizzo di oggetti pericolosi di facile reperibilità, come il coltello.
Una buona fetta dei giovani di oggi, lo ritiene uno strumento da possedere, sia come strumento di difesa, ma anche come facile attacco. Senza rendersi conto di cosa, questo, possa provocare.
Oggi, non si è interiorizzato che l’uso del coltello fa parte di un’azione distruttiva, avendo perso quel significato più antico di aiuto necessario ad un’opera o ad un mestiere, insomma a un’azione legittima e necessaria.
È necessario insegnare nuovamente l’autocontrollo, quello che ti permette di riflettere prima di agire.
I giovani mettono in atto sempre più comportamenti anti-sociali proprio perché per loro sono ‘sociali’, sono cioè comprensibili e compresi nel gruppo dei coetanei, sono un linguaggio di affermazione che produce ammirazione e successo. E non perché necessariamente abbiano avuto degli esempi negativi in maniera diretta.
Usare un coltello, li rendi forti ed invincibili. Bisogna intervenire su una sub-cultura, che si è ormai radicata nella nostra società, e che spesso si allinea con un mercato premiante.
Uno degli ultimi fatti in ordine di cronaca giornalistica è il compagno di classe, che viene accoltellato nel cortile della scuola perché la settimana scorsa avrebbe fatto la spia raccontando all’insegnante che lei aveva copiato un compito.
In Italia la situazione sta rapidamente peggiorando: il report sulla “Criminalità minorile e gang giovanili” del Dipartimento pubblica sicurezza e Direzione centrale della polizia criminale ha evidenziato un aumento del 2% delle lesioni dolose (la principale “spia” dell’uso di coltelli) provocate da under 17 fra il 2022 e il 2023.
All’inizio del Testo, citavo l’unicum educativo, lo ribadisco. Dobbiamo entrare in maniera decisa su questa affermazione, molto in voga: ‘Ce l’ho perché ce l’hanno tutti’.