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NATALIA RE: “EDUCARE ALLA GENTILEZZA”

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Grazie alla virtù antica ed universale della gentilezza, la società contemporanea può compiere un passo in avanti. La gentilezza può abbattere le barriere più della forza fisica, dimostrandoci che nella vita degli uomini quello che conta è l’equilibrio, l’armonia, ed il rispetto.

La gentilezza una volta interiorizzata in ognuno di noi, potrà portarci tutti sulla strada della vera modernità.

Cosa significa, dunque, educare alla gentilezza? Educare alla gentilezza è un processo complesso, continuo, che si costruisce nella quotidianità. Non si tratta solo di imparare alcune paroline gentili da dire in certe situazioni. Educare alla gentilezza, infatti, significa crescere gentili, rispettosi, di sé e degli altri.

Spesso, però, ci si domanda se ha senso in una società come quella odierna educare alla gentilezza. A volte si pensa che essere troppo gentili sia sinonimo di debolezza e fragilità. In realtà, la gentilezza è una delle caratteristiche principali delle persone forti e sagge, di chi non ha bisogno della violenza per imporsi e di chi non ha necessità di riversare sull’altro le proprie frustrazioni. Per essere autenticamente gentili occorre avere una buona autostima e una buona percezione di sé.

Il Goal 11 dell’Agenda 2030 punta a creare condizioni di vita sostenibili nelle città e nelle comunità. Si stima che nel 2030 cinque miliardi di persone vivranno in contesti urbani: rendere le città vivibili per tutti, inclusive, sostenibili e sicure è un passo importante per gli obiettivi dell’Agenda 2030.

Sebbene ponga in particolare evidenza la situazione delle città, questo Goal ha un orizzonte più ampio ed è trasversale ad altri obiettivi. Mira infatti a estendere a tutti l’accesso ai servizi essenziali, a una casa sostenibile e resiliente in un ambiente green, a salvaguardare il patrimonio culturale, a proteggere dalle calamità.

A livello planetario le città, che oggi ospitano circa la metà della popolazione (3,5 miliardi di persone), occupano solo il 3% del territorio della Terra. Nonostante questa esigua estensione, sono responsabili del 60% del consumo di energia e risorse, e del 70% delle emissioni di carbonio nell’atmosfera. Dunque la rapida urbanizzazione, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, esercita una forte pressione sull’ambiente, specialmente per la gestione dei sistemi di fornitura delle acque dolci e di smaltimento delle acque reflue.

Oggi vivere in città non significa necessariamente vivere bene. Nella loro complessa struttura le città presentano grandi rischi legati alla congestione, alla mancanza di servizi di base, alla carenza di alloggi adeguati, a infrastrutture in declino e all’inquinamento atmosferico e ambientale.

Sono tutte condizioni che, se non arginate, porterebbero a lacerazioni significative a livello sociale. Potrebbero slatentizzare comportamenti frustrati e violenti.

Dunque il MIG non può che ispirarsi a questo Goal per ricercare soluzioni utili, ai fini della ricomposizione sociale, legati a pratiche e comportamenti virtuosi.