NATALIA RE

Essere un ponte verso il Medio Oriente

Viviamo in un tempo in cui i muri sembrano crescere più in fretta dei ponti. Le notizie che ci raggiungono dal Medio Oriente raccontano spesso conflitti, contraddizioni, fragilità. Eppure chi ha avuto il privilegio di camminare per le sue strade, bere un tè in una casa ospitale, ascoltare le storie dei suoi popoli, sa che c’è molto di più: c’è un patrimonio immenso di cultura, di spiritualità, di umanità.
 
Noi italiani abbiamo una posizione unica. Geograficamente, siamo sospesi tra due mondi: l’Europa e il Mediterraneo, l’Occidente e l’Oriente. Culturalmente, la nostra storia è stata segnata da scambi, contaminazioni, dialoghi che hanno reso più ricco il nostro stesso essere. Per questo credo che oggi, più che mai, abbiamo la responsabilità di essere un ponte verso il Medio Oriente.
 
Essere un ponte significa non ridurre un’intera regione ai suoi conflitti, ma riconoscere e valorizzare i suoi gesti di gentilezza, la sua capacità di accoglienza, la sua forza nel mantenere viva la speranza. Significa imparare dall’arte della condivisione che attraversa quelle culture: il caffè offerto allo straniero, il pane spezzato insieme, la parola che diventa benedizione.
 
Ma significa anche portare dall’Italia il meglio di noi: la nostra tradizione di dialogo, la nostra capacità di fare comunità, la nostra vocazione mediterranea a unire piuttosto che dividere. La gentilezza può essere il linguaggio comune, il filo che ci lega, la chiave per costruire relazioni che vadano oltre la politica, oltre l’economia, oltre i confini.
 
Oggi più che mai dobbiamo avere il coraggio di aprirci, di guardare all’altro non come a un “altrove lontano” ma come a un volto vicino. Perché la pace, la giustizia e la dignità non si costruiscono mai in solitudine: si costruiscono solo insieme.
 
Noi italiani possiamo essere quel ponte. Un ponte di gentilezza. Un ponte di umanità.
 
Natalia Re