NATALIA RE

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Chiara, i bimbi, la vita negata.

Due bambini seppelliti in un giardino, nati vivi e messi sottoterra. Nessuno di loro ha un nome, ha abbracciato la mamma, ha avuto un caldo benvenuto. Niente palloncini, confetti. Nulla. Due cuoricini che sono stati visti come un ostacolo. Condannare mediatamente Chiara è un errore, una ragazza che evidentemente ha combattuto con dei mostri interiori, con le sue fragilità, con la sua voglia di essere qualcosa che non è. Una storia, che rinnega la via, che la seppellisce, è una storia che trascina con se i mostri del nostro tempo. Impegnati come siamo a non accorgerci di nulla, solo di noi stessi e dello schermo del nostro cellulare. Dentro gli occhi  si cela tutto. Bellezza e tristezza, paura e inadeguatezza.

Chiara voleva amare,  non è stata capace.

Chiara voleva la sua vita ma non quei bambini.

Forse a Chiara nessuno ha spiegato che il primo vero amore è verso la vita. Che la gentilezza del cuore posa la sua mano su ogni viso.