NATALIA RE

Sotto l’ombrellone: anatomia dell’ipocrisia in costume

di Natalia Re

Ci sono cose che l’estate non riesce a nascondere, nemmeno con gli occhiali da sole specchiati, la crema 50+ e il pareo strategico. Una di queste è l’ipocrisia. Sì, quella sotto l’ombrellone: sottile, colorata, ben idratata e spesso abbinata alla sdraio in prima fila.
 
L’ipocrisia estiva ha una sua eleganza: si stende accanto a te, ti sorride con educazione, poi apre il ventilatore e ti soffia addosso sabbia e giudizi.
 
Parliamone.
 
“Io amo il mare, ma la gente rovina tutto.”
Questa perla la pronunciano mentre si lamentano del bambino che gioca con la sabbia (cioè, fa quello che dovrebbe fare un bambino sulla sabbia), o della coppia che ascolta musica a volume “umano” (ma non Beyoncé, perché evidentemente la playlist da spiaggia deve comprendere solo versi di balene in do minore). Il mare è di tutti, certo, purché gli “altri” restino invisibili.
 
“Mi indigno per l’ambiente!”
Lo dicono mentre fumano sulla battigia, piantano il mozzicone nel bagnasciuga (patrimonio dell’UNESCO), e poi vanno via dimenticando: bottiglie, palette, braccioli e dignità.
 
“Sono contro ogni forma di razzismo!”
Affermazione gridata a pieni polmoni prima di insultare il venditore ambulante che propone una collana di conchiglie. Magari la stessa collana che l’anno scorso hanno comprato in un concept store al doppio del prezzo, ma lì si chiamava “boho chic”.
 
“Finalmente un po’ di relax, me lo merito!”
E ci mancherebbe. Ma meritarsi il relax non significa pretendere che il mondo intero si fermi per non disturbare il proprio silenzio interiore. “Zitti tutti, sto leggendo un giallo ambientato a Positano.” Va bene, ma pure noi stiamo cercando di digerire la parmigiana del lido e la vostra superiorità morale.
 
“Io sono per la gentilezza, ma la gente è impossibile.”
Ecco, qui si chiude il cerchio. Perché l’ipocrisia sotto l’ombrellone è soprattutto questo: un elogio della gentilezza a parole, purché non implichi alcuna fatica reale. Gentili, ma solo se gli altri non sudano, non fanno rumore, non esistono troppo. Gentili, sì, ma con filtro solare e distanza minima di sicurezza dal resto del genere umano.
 
E allora?
 
E allora, forse, quest’estate possiamo concederci il lusso più rivoluzionario: essere davvero come diciamo di voler essere. Gentili, sì. Ma davvero. Anche se il vicino mangia i crackers a bocca aperta. Anche se il bambino urla. Anche se la sabbia vola.
 
Sotto l’ombrellone, la vera rivoluzione non è avere il telo abbinato alla borsa. È scegliere di essere coerenti, imperfetti e profondamente umani.
 
Con affetto (e una bottiglietta d’acqua riutilizzabile),
 
Natalia