- Il diritto di voto. Il 2 giugno 1946 le donne partecipano al voto per la prima volta, in occasione del Referendum istituzionale che ha permesso agli italiani di scegliere tra monarchia e repubblica. Il diritto di voto per le donne maggiorenni (oltre i 21 anni) era stato introdotto da un decreto del 1945. Nel 1946, invece, un altro decreto consente alle donne ultra 25enni la possibilità di presentarsi alle elezioni e di essere elette.
- L’accesso alle professioni pubbliche. Nel 1963 si concede alle donne di accedere alla Magistratura, mentre Corpo di Polizia e Forze Armate aprono le porte agli agenti in gonnella rispettivamente nel 1981 e 1999.
- Il divieto di licenziamento a causa di matrimonio. Fino al 1963 una legge di epoca fascista consentiva ai datori di lavoro di licenziare le donne in conseguenza del loro matrimonio e della maternità. Dopo tale data, la pratica diventa illegale, come pure è illegale quella delle dimissioni in bianco firmate dalle donne al momento dell’assunzione.
- Il divorzio. La prima regolamentazione in materia di divorzio risale al 1970: alle coppie sposate è consentito divorziare, ma il tempo medio della pratica è di 5 anni, poi ridotto a tre dal 1987.
- Riforma del diritto di famiglia. Dal 1975, la donna non è più sottomessa al marito, il patrimonio di famiglia è condiviso secondo la comunione dei beni, scompare l’istituto della dote di matrimonio e i figli nati fuori dal matrimonio ottengono gli stessi diritti di quelli legittimi.
- L’aborto. La legge 194 del 1978 sancisce il fatto che l’aborto non è più un reato. L’interruzione volontaria di gravidanza può essere praticata per motivi personali, di salute o per circostanze particolari di concepimento (come lo stupro). L’aborto può essere praticato antro i primi 90 giorni dal concepimento, in strutture pubbliche e a spese dello Stato. Si può abortire entro i primi cinque mesi dal concepimento in caso di pericolo per la madre o per il feto.
- L’illegalità del delitto d’onore e del matrimonio riparatore. Nel 1981 viene abrogata l’attenuante per chi commette omicidio ai danni di una donna adultera o di un amante. Scompare anche l’istituto del matrimonio riparatore, che permetteva agli stupratori di evitare la condanna sposando la vittima ed “estinguendo” di fatto il reato.
- Le pari opportunità. Bisogna aspettare fino al 2010 perché le direttive della Comunità Europea incentivino le aziende con sgravi fiscali ad adottare e promuovere orari di lavoro flessibili. Sempre nel 2010 vengono introdotte alcune sanzioni contro le molestie sessuali sul lavoro e la disparità di trattamento di uomini e donne sul luogo di lavoro.
- Le quote rosa. La legge Golfo-Mosca del 2011 stabilisce per la prima volta che i consigli di amministrazione delle aziende quotate in Borsa debbano avere almeno un quinto di componenti di sesso femminile.
- La lotta alla violenza sulle donne. L’escalation di violenza ai danni delle donne porta nel 2009 alla creazione del reato di stalking e, nel 2013, al conseguente arresto obbligatorio in caso di maltrattamenti e di stalking. Il 17 luglio 2019 fu approvato definitivamente dal Senato con 197 voti a favore, 47 astensioni e nessun voto contrario il cosiddetto Codice Rosso, Legge 19 luglio 2019, n. 69 recante “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere”. Il testo era già stato approvato dalla Camera dei Deputati, il 3 aprile 2019, con 380 voti a favore, nessun contrario e 92 astensioni. Il provvedimento entrò in vigore il 9 agosto. Il Codice Rosso Rafforzato, in vigore dal 30 settembre 2023, mira a potenziare la risposta giudiziaria contro la violenza domestica e di genere, accelerando indagini e introducendo nuove misure cautelari.